Cos'è
In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, l’Assessorato alla Cultura propone il monologo teatrale La chiave dell’ascensore.
L’opera, interpretata da Valeria Cau con la regia di Sara Giglio, verrà portata in scena venerdì 25 novembre, alle ore 18.30, presso il Montegranatico.
La chiave dell’ascensore è un testo teatrale scritto da Agota Kristof nel 1977. Si tratta del racconto, drammatico e crudele, di una donna tenuta sotto sequestro dal proprio marito, alla quale rimane solo la voce per gridare al mondo la sua orribile storia. Una storia di solitudine, violenza e soprusi; di incomunicabilità e di totale mancanza di empatia.
Nel corpo violato e nell’anima degradata di quella donna, schiacciata sotto il peso di scelte imposte, vittima che non riesce a far nulla per liberarsi perché legata alle promesse d’amore, c’è la narrazione della stessa realtà di vita di tante altre donne: fidanzate, amanti, mogli, madri. Il desiderio di compiacere il suo uomo, di esser una brava moglie, e il rammarico di non esserlo abbastanza, tipico di chi è succube anche psicologicamente, sovrasta il sentimento, più o meno consapevole, della propria condizione di reclusa e la conseguente volontà d’esser libera. Solo quando sembra avere perso tutto, trova finalmente la forza di ribellarsi, guidata da un insopprimibile desiderio di libertà.
Purtroppo, nonostante il progresso, i cambiamenti e la storia che avanza, la condizione di molte donne ai giorni nostri rimane tragicamente immutata. Esse vivono la stessa realtà annichilente, lo stesso tipo di violenza annientatrice, nera testimonianza di tanti soprusi di cui le nostre cronache sono piene.
La Giornata contro la violenza sulle donne è stata istituita con l’obiettivo di edificare una nuova cultura in grado di contrastare ogni forma di discriminazione, e per rivendicare la parità nei diritti e denunciare soprusi e violenze, inclusi quelli della salute e del lavoro. La parità non dovrebbe consistere nel rendere la società speculare, bensì ogni donna dovrebbe riconoscersi ed essere riconosciuta per le proprie caratteristiche e singolarità, pregi e limiti, e soprattutto per il suo valore intrinseco in quanto persona.
Per ottenere questo bisogna combattere ogni giorno gli stereotipi di genere. Queste false credenze, retaggio di una cultura che non ha più ragione d’essere, se mai l’ha avuta, ci vengono ancora trasmesse attraverso diversi canali: la famiglia, il linguaggio, l’educazione e i mezzi di comunicazione di massa.
La violenza sessuale, razziale, di genere, e le altre forme di discriminazione e violenza, si possono eliminare solo creando una cultura basata sulla parità dei diritti e delle possibilità, nel rispetto e nella valorizzazione delle differenze esistenti tra le persone. Ognuno di noi, nel suo piccolo, dovrebbe essere l’esempio di questo cambiamento culturale.
Il rispetto, ovvero la disposizione ad astenersi da atti offensivi o lesivi nei confronti degli altri e a non permettere atti irrispettosi o soprusi a proprio danno, e l’empatia, cioè il saper riconoscere le emozioni degli altri come se fossero proprie, calandosi nella realtà altrui per comprenderne punti di vista, pensieri, sentimenti ed emozioni, sono le armi più efficaci a nostra disposizione per contrastare ogni tipo di violenza.
La violenza non può esistere se interiorizziamo il fatto che gli altri, in quanto persone, valgono esattamente quanto valiamo noi.
La violenza non ha motivo d’essere se, nella nostra normalità, nel nostro quotidiano, riusciamo a vedere noi stessi negli altri.
Anche se le leggi possono contribuire, è compito di ognuno di noi aiutare a mettere fine ad ogni tipo di violenza.